Apertura, a cura di Paolo Percassi
Buonasera e benvenuti al ProOne Meeting.
Vi ringrazio per aver accettato l’invito a questo nostro incontro e di essere intervenuti così numerosi. Mi auguro che la serata possa essere all’altezza delle vostre aspettative.
In molti, durante le scorse settimane, mi hanno chiesto il perché di una serata come questa.
Ho già tranquillizzato tutti quelli che mi hanno posto questa domanda dicendo che si tratta di una serata molto semplice nella quale persone (e aziende) che condividono lo stesso strumento potranno avere occasione di incontro e di confronto.
C’è, tuttavia, un pensiero sottostante alla serata ed è giunto il momento di condividerlo con tutti voi.
ProOne mi ha dato un’opportunità unica che mi ha stimolato nel pensare, organizzare e proporre questa serata.
L’opportunità è quella di essere potuto entrare nei meccanismi più profondi delle vostre aziende, di aver potuto vedere l’energia che tutti voi mettete nel quotidiano impegno.
Spesso si tratta di un impegno e di una tenacia che difficilmente si possono cogliere dall’esterno ma, a mio avviso, meritano di essere valorizzati e sottolineati.
Ciò che, quotidianamente, posso vedere all’interno delle vostre aziende è un’Italia operosa, che si impegna per raggiungere i propri obiettivi, che talvolta sbaglia, cade ma prontamente si rialza e riparte ancor più determinata.
Le vostre aziende possono, orgogliosamente, fregiarsi del titolo di PMI (Piccola Media Impresa) un termine che, da alcuni, è visto come il sintomo di un nanismo industriale ma che altri riconoscono essere il vero e proprio elemento centrale dell’economia italiana, l’ossatura che ha sostenuto e sostiene un tessuto imprenditoriale e produttivo che trova la sua maggior concentrazione nel nord-est del Paese. Non faccio segreto di riconoscermi, da tempo, in questa seconda visione.
Vi ringrazio, quindi, dell’opportunità che quotidianamente mi date di far parte di questa Italia operosa della quale, troppo spesso ci si dimentica ma che, ogni giorno, lavora, crea opportunità di impiego, produce, fatica e raccoglie risultati: talvolta soddisfacenti, talaltra no.
In questo vostro impegno si è inserito, dove più dove meno, ProOne che è divenuto, per certi aspetti, quotidiano compagno di viaggio.
L’idea, quindi, per la nostra serata è quella di un incontro tra persone che stanno condividendo un viaggio e che desiderano cogliere da altri, per lo più sconosciuti, quali siano le impressioni e le esperienze che stanno vivendo così da confrontarle con le proprie e da poter avvicinare aspetti che, sino ad oggi, non avevano affrontato.
La maggior parte di voi, come detto, vive ProOne quotidianamente ma, per meglio introdurre la serata e per consentire una maggiore comprensione anche agli ospiti che si approcciano a ProOne stasera per la prima volta, vi rubo qualche istante per una breve introduzione “storica”.
ProOne nasce, nel 2006, come conseguenza di oltre 10 anni di esperienza nella realizzazione di software “verticali” per lo più condotti in ambito della gestione della produzione.
Quei progetti “verticali” erano tutti differenti uno dall’altro ma sottintendevano la medesima tematica gestionale. Serviva un’astrazione, una sorta di “teoria unificata” capace di recepire le dinamiche di tutte le diverse sfaccettature e gestirle con una visione unitaria.
La chiamo “teoria unificata” in memoria della “Teoria Unificata dei Segnali” nel cui solco si inserì la mia tesi di laurea stesa tra il 1993 e il 1994. Allora eravamo uno sparuto gruppo di studenti che ipotizzavano (per lo più derisi dagli altri) che sul caro vecchio doppino telefonico saremmo riusciti a trasmettere dati fino a 20 Mb/s. L’ADSL e l’HDSL che usate nelle vostre case e nelle vostre aziende nascono proprio da quei progetti. Sono passati quasi 25 anni da quando l’affrontare la trasmissione dei segnali con una “teoria unificata” consentì di andare oltre al limite (che pareva insormontabile) dei modem a 56k. Ora, con la “teoria unificata” con la quale è stato sviluppato ProOne ritengo si possano superare alcuni dei limiti imposti dai sistemi gestionali tradizionali.
Ma cos’è ProOne? ProOne non è un software, è uno strumento per sviluppare un progetto. Tutti voi mi avete sentito ripetere, fino alla nausea, che ProOne è un progetto.
Per dirlo con una metafora che uso spesso: ProOne è una scatola di costruzuioni Lego.
Proprio come le Lego, ProOne contiene gli elementi base, da comporre, assemblare, aggregare per realizzare la propria composizione. Certamente è molto più facile ed immediato acquisire un oggetto già montato e pronto per l’uso, ma comprare una scatola di costruzioni e costruire da sé il proprio oggetto permette di raggiungere alcuni significativi valori aggiunti:
- nel costruire si può dare la forma più personalizzata possibile, valorizzando gli aspetti ai quali si tiene di più;
- nel costruire si approfondisce la conoscenza delle proprie effettive necessità;
- nell’utilizzare le costruzioni si è obbligati a interpretare qualsiasi forma utilizzando i mattoncini a disposizione questo talvolta porta a qualche spigolo di troppo ma garantisce solidità all’intera struttura;
- avanzando nel tempo la costruzione può essere rimodulata aggiungendo, togliendo, modificando alcune parti.
Adottare ProOne in azienda, pertanto, significa acquisire una sistema di “costruzioni” e avviarsi alla realizzazione della propria soluzione informatica.
Rispetto all’adozione di un normale gestionale, si tratta, certamente, di un percorso più oneroso, in termini di impiego di risorse e di necessità di rimettersi in gioco.
Sulla base di ciò che alcuni di voi ci diranno più tardi, capiremo se nella loro esperienza, all’aumentato impegno sia corrisposto un risultato adeguato.
Tornando alla storia, nei primi mesi del 2006, ho iniziato lo sviluppo di ProOne immaginando che potesse divenire lo strumento “giusto” per aziende anche tra loro molto differenti. I primi ambiti coperti, in sintonia con le esperienze dei 10 anni precedenti, sono stati quelli relativi alla produzione, quindi è venuta la gestione dei cicli attivo e passivo, poi la parte della gestione commerciale, la gestione della qualità ed, infine, la gestione contabile e amministrativa. Il tutto sempre con un approccio che vede il lavoro al centro per cui concetti quali “commesse”, “risorse umane”, “risorse strumentali” sono presenti quasi ovunque nell’operatività di ProOne.
In questi oltre 10 anni ProOne è cresciuto grazie al contributo di molte persone. Se chiudendo il programma dovessero passare i titoli di coda, come avviene nei film, quelli di ProOne sarebbero molto lunghi, un lungo elenco di nomi che vedrebbe, tra i tanti, anche il vostro.
Siete stati voi, con le vostre richieste, le vostre esigenze, le vostre critiche, i vostri suggerimenti a far nascere, nella scatola di ProOne sempre più mattoncini: ad ogni necessità evidenziata il mio compito è stato solo quello di disegnare nuovi mattoncini, dalle forme e colori differenti, e aiutarvi a costruire il pezzo che vi mancava; la cosa straordinaria è che altre aziende, trovando quei nuovi mattoncini, hanno potuto realizzare altri costrutti, differenti dai vostri, e questa reciprocità ha consentito una crescita collaborativa del progetto.
Proprio per il vostro ruolo attivo, questa sera vi abbiamo chiesto di indossare un nastro nel quale appare la locuzione “I’m ProOne”: “io sono ProOne”. Si! Ciascuno di voi può dirsi parte integrante di questo progetto.
Essendo nato nelle PMI, ProOne ha un’altra caratteristica peculiare: esso è stato, per lo più, costruito con le mani di chi è operativo. Si potrebbe dire che esso sia cresciuto con il “metodo Toyota”, l’approccio che portando l’attenzione per la qualità fin ai singoli operai e rendendoli attivamente partecipi del processo di miglioramento, ha determinato il successo di quelle case automobilistiche giapponesi che, sul finire del ventesimo secolo, hanno superato i colossi europei ed americani.
Nelle PMI italiane il metodo Toyota è sempre esistito: è sempre successo, anche grazie alla filiera corta, che l’ultimo degli operai abbia dato un contributo alla qualità del processo produttivo, magari parlando con il direttore di produzione o, più spesso, direttamente con il titolare dell’azienda.
ProOne, pertanto, è cresciuto pensando che ogni addetto dovesse interagire con il sistema in modo da rendere il programma non uno strumento per gestire a posteriori le informazioni ma lo strumento con il quale condurre le proprie azioni.
Sempre per questo, ProOne è andato ad occupare anche postazioni dove, normalmente, ci sono software specifici per la produzione, per la logistica, per la qualità. Poter gestire tutti i processi con un unico sistema permette di avere un’unica “lingua” all’interno dell’azienda e favorisce gli scambi tra i reparti ottenendo una fluida circolazione delle informazioni.
A oltre 10 anni dall’avvio del progetto, non spetta a me dire se l’obiettivo sia stato raggiunto o meno, siete voi, con il vostro agire quotidiano e sarete voi, con le testimonianze che porterete questa sera, a provare a dare una risposta a questo interrogativo.
La serata, tuttavia, vuole essere e rimanere leggera e, come tale, desidererei farla iniziare con un intervento che ha il compito di “rompere il ghiaccio”.
Vi è mai capitato di sentire un estraneo (magari uno straniero) parlare di una cosa a voi nota? Spesso questa situazione ci porta a sorridere in quanto sentiamo raccontare qualcosa che noi viviamo da vicino, da parte di chi, non comprendendo appieno, ne ha una visione distorta, talvolta divertentemente distorta, ma, al tempo stesso, ci porta a riflettere se la visione di cui ci ritenevamo assolutamente certi, sia effettivamente quella corretta.
Per questo la prima pseudo-testimonianza che ascolteremo viene da molto lontano.
Grazie alla disponibilità di Fiorenzo Savoldi Presidente di Tenda Verde (che ci ospita in questa straordinaria location) e alla sua passione per il teatro abbiamo provato ad immaginare cosa potrebbe dire un extra-terrestre che si imbattesse nelle vostre aziende.
Vi lascio quindi a Fiorenzo e a questa strana storia con cui intendiamo iniziare la serata e grazie ancora a tutti voi per essere intervenuti.